sabato 9 luglio 2011

 
VASCELLO PIRATA

                                                     ALBERO DI MAESTRO                                

                                                      GALEONE NETTUNO

venerdì 8 luglio 2011

Vascello



Il vascello fu un tipo di nave da guerra a vela sviluppato dal Galeone a partire dal XVII secolo e che divenne la principale nave da battaglia delle marine militari. Verso la fine del XVIII secolo se ne ridusse l'importanza a causa dei suoi costi di gestione e della maggiore flessibilità d'uso della più piccola ma agile fregata. Quest'ultima però non lo rimpiazzò nell'uso operativo, poiché il vascello aveva una potenza di fuoco enormemente superiore, oltre che notevoli capacità di incassare i colpi nemici e trasportare grossi contingenti di truppe su lunghe distanze. Il vascello rimase la principale nave da battaglia europea (e delle potenze mediterranee come l'impero ottomano, oltre che degli Stati Uniti d'America) fino alla comparsa delle navi corazzate a vapore. In particolar modo la pirofregata e la pirofregata corazzata risultarono superiori al pirovascello, tanto che le prime corazzate furono chiamate "fregate corazzate". Il dualismo vascello-fregata continuò però come corazzata-incrociatore. Il XVII secolo è caratterizzato da alcune importanti innovazioni che porteranno, nelle marine militari di tutto il mondo, alla creazione del vascello. La prima di queste innovazioni, adottata per prima dalla marina britannica, fu la formazione della linea di fila per il combattimento navale. Infatti nel 1653, per la prima volta, le Fighting Instructions (ovvero il codice di condotta della battaglia navale) dell'Ammiragliato britannico indicavano la "linea di fila" come la più efficiente disposizione tattica delle unità per un combattimento navale. Questa formazione avrebbe avuto la massima efficacia se ogni unità impiegata avesse avuto analoghe prestazioni: cioè a condizione che «tutte le navi che la compongono possano avere la medesima velocità, siano in grado di manovrare nello stesso modo e dispongano di un armamento sufficiente per evitare che una unità si trovi contro una nave nemica con volume di fuoco superiore». Di conseguenza le navi militari vennero classificate secondo il loro potenziale bellico, ovvero in base al numero di cannoni imbarcati, ed alla loro velocità. Nella I, II e III classe vennero inquadrati i vascelli da battaglia, nella IV classe le navi destinate alla scorta di convogli ed alle spedizioni in acque straniere, nella V classe le unità destinate alla esplorazione ed alle trasmissioni, nella VI infine le unità guardacoste. La seconda innovazione, di gran lunga la più importante, fu quella che condusse, attraverso migliorie tecniche e scientifiche, ad un perfezionamento della vela nonché dell'armamento. Uno dei più grandi innovatori del secolo fu sir Anthony Deane al quale si devono i primi studi sul rapporto tra i pesi imbarcati e la forma della carena. Verso la fine del secolo, però, i vascelli francesi, più stabili e veloci, erano considerati il prodotto di punta della cantieristica europea. La struttura del vascello di linea, la capital ship delle flotte europee, era particolarmente robusta grazie all'adozione della doppia ordinata. In questo modo l'elemento strutturale principale dello scafo veniva raddoppiato, conferendo all'ossatura una resistenza mai ottenuta prima. Anche il tipo di legname fu sostituito, passando gradatamente dal rovere (quercus robur) al teak, scoperto alla fine del XVIII secolo. I pennoni, gli alberi e le verghe erano solitamente in abete. Il fasciame, in quercia, veniva fissato alle ordinate con dei cunei di legno, detticaviglie, e non più da chiodi metallici, facilmente deteriorabili. Il fasciame spesso veniva raddoppiato e poteva raggiungere facilmente lo spessore di 60 cm, una muraglia che poteva resistere all'impatto dei colpi d'artiglieria dell'epoca. Per la costruzione di questa struttura potevano essere impiegate 2.000 piante di quercia, i cui elementi curvi erano ricavati direttamente dalla forma naturale degli alberi, in tal modo se ne aumentava la robustezza. La parte immersa dello scafo veniva protetto dal mare e dai parassiti con uno strato di catrame e con uno spessore di tavole di olmo di un paio di centimetri. Attaccando questo strato, la teredine, il vorace verme marino, divoratore del legno, non danneggiava lo scafo sottostante. Nel 1761, in Gran Bretagna, venne adottata per la prima volta la tecnica della protezione degli scafi attraverso delle lastre di rame lungo la carena. Sino alla fine del XVIII secolo la carena era bianca, colorazione dovuta al pattume con cui veniva dipinta, parte essenziale del sistema di protezione, una miscela di zolfo, sego, minio, olio di pesce e catrame. A questi ingredienti venne poi aggiunto catrame minerale, che conferì il classico colore nero che ebbero i vascelli fino alla metà circa dell'Ottocento. La colorazione delle fiancate era solitamente nera con linee gialle dove si aprivano i sabordi dei cannoni, internamente dipinti in rosso, mentre esternamente erano neri: ne risultava un motivo a scacchi detto "scacchiera di Nelson". Questa è la livrea ad esempio del HMS Victory. In seguito la decorazione in giallo divenne bianca, mentre tutto l'interno della nave era di color ocra. Nel XVII secolo la decorazione a bordo raggiunse il suo apice, in concomitanza con il gusto architettonico dell'epoca, il barocco. Da prua a poppa le navi erano ornate da ricche decorazioni, sculture dorate, ghirlande di fiori in molti casi anche intorno ai portelli dei cannoni. Erano montati enormi e sfarzosi fanali e sugli specchi di prua (parete della nave a prua) erano dipinte complesse scene. Col passare degli anni dette decorazioni vennero ben presto abbandonate, sia per ragioni economiche che pratiche, tanto che verso il 1750 le decorazioni più pesanti erano scomparse quasi del tutto, mentre rimaneva comunque l'uso di porre sull'estrema prua una polena che ricordava il nome della nave. Agli inizi del XVIII secolo venne adottato il timone a ruota al posto della barra di comando. La poppa rimase quadrata fino al 1804, quando l'architetto navale Robert Seppings costruì, per il vascello di II classe Namur, una poppa rotonda, molto più facile da costruire e robusta. Lo spazio sottocoperta era suddiviso in tre ponti, mentre gli alberi erano suddivisi in tre sezioni, albero maestro, albero di gabbia ed alberetto, tutte armate con vele quadre. L'albero di mezzana possedeva ancora una vela latina, col tempo poi divenuta aurica, detta randa, sormontata da una vela quadra, la controranda. Dalla seconda metà del XVIII secolo scomparve l'albero di controcivada, il piccolo albero verticale che sormontava l'albero di bompresso (albero in direzione obliqua alla linea di galleggiamento, a prua della nave), già raramente usato. Fu sostituito dall'asta di fiocco, un'asta che prolungava il bompresso cui si assicuravano la vela di fiocco, controfiocco ed eventuale trinchettina. Sono vele triangolari che si possono notare ancora oggi sui velieri più moderni. Vele simili vennero montate anche tra gli alberi, dette vele di straglio, per aumentare la manovrabilità della nave. Allo stesso modo, cadde in disuso la vela di civada, normalmente inferita sull'omonimo pennone, ortogonale al bompresso. Il pennone in questione acquisì la funzione di dare angolatura opportuna alle manovre fisse di ritenuta laterale dell'albero di bompresso. I pennoni vennero dotati di marciapiedi, corde dove i marinai potevano mettere i piedi durante le manovre alle vele. Le colubrine installate a bordo raggiungevano le 42 libbre. Le marine, con alcune minime varianti, dividevano le unità in vascelli di prima classe, con più di cento cannoni a bordo, vascelli di seconda classe, con più di ottanta cannoni, vascelli di terza classe, con più di sessanta cannoni, vascelli di quarta classe, con più di quaranta cannoni, vascelli di quinta classe, con più di trenta cannoni e vascelli di sesta classe, con almeno venti cannoni. A seconda delle classi il tonnellaggio andava dalle 5.000 t alle 1.500 t. La linea di fila a cui si è accennato più sopra, aveva lo scopo di evitare l'attacco al solo punto debole del vascello: la poppa. Senza la protezione delle paratie trasversali un colpo di cannone che l'avesse centrata avrebbe potuto provocare danni molto gravi.

Galeone



Il galeone è un poderoso veliero da guerra progettato per affrontare la navigazione oceanica, molto diffuso nel XVI e XVII secolo. Il nome "galeone" appare per la prima volta negli "annali genovesi" del XII secolo, dove si intendeva una galea minore, spinta da 60 - 80 remi utilizzata come avanscoperta della flotta. Il galeone vero e proprio nacque nel corso del XVI secolo come evoluzione della galea appunto, allo scopo di unire la grande maneggevolezza di quest'ultima a doti di robustezza necessarie alla navigazione oceanica. Rispetto alla caracca, il galeone aveva dimensioni maggiori, in genere lunghezza tripla rispetto alla larghezza, la quale era doppia rispetto all'altezza. Il rostro di prua, detto bompresso, perdeva la funzione offensiva che aveva acquisito con la galea, diventando il supporto dell'albero di bompresso, l'albero diagonale rispetto alla linea dello scafo ed ospitante solitamente una sola vela, detta civada, oppure una seconda vela sistemata su un prolungamento verticale dell'albero, detta controcivada. Le sovrastrutture di prua e poppa divennero in alcuni esempi molto alte, racchiudendo più ordini di ponti. Il cassero di poppa era elegantemente ornato, anche con statue in legno e figure allegoriche. Il cassero, all'altezza del ponte di coperta, poteva essere munito di una fila di otto o dieci pezzi d'artiglieria minori ed altri sette od otto pezzi d'artiglieria potevano essere disposti sui casseretti, i ponti superiori del cassero. Il ponte più importante della nave era il primo ponte di batteria, collocato al di sotto del ponte di coperta. In questo modo vi era una migliore distribuzione dei pesi, mentre le manovre principali per il governo del galeone erano effettuate sul ponte di coperta. Un galeone del XVI secolo poteva misurare mediamente 40 - 42 m per una larghezza di una decina di metri. I galeoni minori avevano tre alberi, in genere l'albero di trinchetto (prodiero) possedeva tre vele quadre, la più grande era la vela di trinchetto, seguita dal parrocchetto e dal velaccio di trinchetto. Anche l'albero di maestra ospitava tre vele quadre, la vela di maestra, la vela di gabbia ed il velaccio di maestra, eventualmente seguita da un controvelaccio. Invece l'albero di mezzana (poppiero) ospitava solitamente una vela latina, la vela di mezzana. Sui galeoni più grandi era presente anche un quarto albero, detto contromezzana o bonaventura, il quale era armato anch'esso una vela latina. A poppa sporgeva orizzontalmente poi, un'asta orizzontale, il buttafuori, che serviva a fissare le scotte della vela latina, le cime cioè che servivano ad orientare la vela nel senso orizzontale. Come accennato più sopra, verso la fine del secolo apparve la controcivada, agganciata sull'albero tenuto in equilibrio da una piattaforma sostenuta dall'albero di bompresso. Le flotta inglese, francese e spagnola impiegarono il galeone come unità da combattimento principale. Preziose informazioni circa la capacità costruttiva di quegli anni si hanno dalle note del maestro costruttore inglese Matthew Baker. Le navi inglesi erano di gran lunga le migliori. Il castello di prua aveva in genere un solo ponte, mentre lo scafo aveva di solito una linea più bassa e slanciata. Gli olandesi, raggiunta l'unità nazionale nel 1648, crearono un galeone in cui il trinchetto era posto anteriormente al castello di prua, mentre le sovrastrutture erano più sobrie. L'arma principale del galeone era la colubrina, perfezionata negli anni. La prima batteria era formata da una ventina di pezzi da 18 libbre (calibro 133 mm, lunghezza 3,50 m). Sul ponte di coperta una seconda batteria ospitava semicolubrine da 10 o 9 libbre. Il cassero ed il castello potevano avere pezzi minori, eventualmente brandeggiabili. L'equipaggio era composto da trecento uomini che mangiavano e dormivano sui ponti di batteria, mentre gli ufficiali alloggiavano a poppa. Il galeone era una nave adottata sia dalla marina militare sia dalla marina mercantile e come tale altrettanto armato. Verso la metà del XVII secolo, per far fronte alle nuove esigenze della guerra sul mare evolse nel vascello di linea. Il galeone nacque in effetti per l'esigenza di creare una unità più grande della caracca, ma più agile e veloce. Fu anche ridotto il numero dei fanti di marina a bordo, riducendo di conseguenza le sovrastrutture adatte ad ospitarli. Tali strutture, massicce e pesanti, costituivano un ostacolo alla propulsione eolica. L'ammiraglio britannico Lord William Monson riporta: "le flotte reali di quell'epoca", si riferisce alle caracche di Enrico VIII, "non ebbero mai a compiere un vero e proprio viaggio, poiché le navi non si trovavano mai così lontane da terra da non potervi far ritorno, con vento favorevole, nel giro di un giorno, laddove i galeoni non si aspettavano certo di vedere la costa inglese prima di quattro, cinque o sei mesi, e molte volte anche di più". All'inizio l'Inghilterra non fu all'avanguardia, per qualità tecniche e nautiche, preceduta dalla perizia degli olandesi prima e dei francesi poi.

Caravella


La caravella fu un tipo di nave in legno, introdotta nel 1441 dai portoghesi a Lisbona. Era più piccola della caracca, ma più robusta e veloce. Rimase in uso per tutto il XV secolo, e diede un grande impulso alla navigazione di quell'epoca. Era attrezzata con due o tre alberi dotati di vele quadre (caravella redonda) e/o vele triangolari (caravella latina). Era molto adatta ai viaggi di lunga durata, grazie alla sua solidità e manovrabilità. I primi modelli di caravelle avevano una stazza di circa 60 tonnellate, ma in seguito furono realizzati modelli fino a 150 tonnellate.                                                             Le caravelle erano dotate di:
§  vele latine: cioè triangolari infisse a lunghe antenne. Queste vele permettevano facili manovre di virata e migliori capacità boliniere.
§  cassero: era il ponte di poppa al di sotto del quale si trovava la cabina del comandante.
§  barra del timone: il timoniere si trovava al coperto sotto il cassero così protetto dal maltempo era in grado di manovrare in ogni occasione.
§  bombarda: tipo di cannone a retrocarica costruito senza fusione, unendo barre di ferro mediante anelli metallici.
§  castello di prua: non sempre esistente, era un mezzo ponte a prua posto superiormente al ponte di coperta. Da esso si manovravano le vele e le ancore.
§  stiva: era il vano inferiore dello scafo. In essa c'era la zavorra (sul fondo) e tutti gli alimenti e l'acqua dolce, nonché il carico commerciale.
La caravella era più leggera della caracca. Poteva resistere a burrasche e tempeste, sia per il suo migliorato sistema di vele, sia per la sua costruzione. Le sue vele permettevano l'andatura di bolina ovvero di stringere il vento, cioè di seguire una rotta con un angolo minore di 90° con la direzione del vento, cosa quasi impossibile a navi equipaggiate di sole vele quadre.
Le caravelle sono diventate il simbolo del viaggiare di quel periodo. Erano usate soprattutto per i viaggi di esplorazione. e due delle tre navi di Cristoforo Colombo con cui scoprì l'America, la Pinta e la Santa Clara (la Niña), erano caravelle. La caravella è diventata un vero e proprio simbolo del XV secolo, un secolo di nuove avventure e viaggi.

Brigantino



Il brigantino è uno snello veliero, maneggevole e di dimensioni contenute, dotato di due alberi, quello prodiero armato con vele quadre, con una stazza lorda che va dalle 100 alle 300 tonnellate. Può avere un terzo albero a poppa, armato con vele auriche, nel qual caso prende il nome di "brigantino a palo". Se invece ne ha soltanto due, di cui quello prodiero con vele quadre e l'altro con vele auriche, prende il nome di "brigantino goletta", se ambedue gli alberi sono armati esclusivamente con vele quadre prende il nome di "brigantino velacciere", mentre nel '400 e nel primo '500 esistevano delle piccole galere, dotate di due alberi a vele latine e 12-18 remi sempolici, note come brigantini (ma anche come fregate e feluconi). Il termine è di origine italiana (derivato da brigante, nella sua espressione originaria di componente una brigata, cioè gruppo di più persone da cui il termine). Infatti nel '400 e nel '500 il brigantino a vele latine era utilizzato frequentemente come unità per la guerra di corsa e la pirateria. Il brigantino era impiegato principalmente come cargo o nave di scorta; ebbe grande diffusione nel Mar Mediterraneo e nell'Europa del nord. La nave scuola Greif è impiegata in Germania per l'addestramento su velieri.

Sloop



Imbarcazione a vela con un solo albero dotata di un unico strallo di prua al quale viene inferito il fiocco che, insieme alla randa, costituisce la velatura. Armo nato prima del 1920 alle Isole Bermude, detto anche, per questo, armo bermudiano. Fu chiamato, alla nascita, anche Armo Marconi poiché l'albero, con le sue sartie, il suo strallo e il paterazzo ricordarono, a secco di vele, le attrezzature radio di Guglielmo Marconi. La base della vela di prua di uno sloop moderno di solito è maggiore della distanza tra l'estrema prua, dove appunto la vela è murata, e la base dell'albero. In questo caso questa vela non è un fiocco ma un genoa. Nel caso sia armato un secondo strallo tra un punto più in basso della testa dell'albero e un punto più a poppa del punto di mura della vela di prua, su cui inferire una terza vela detta trinchetta, lo sloop prende il nome di cutter, o di sloop armato a cutter.

Galera/Galea.




Galera o Galea, è il nome di un'ampia tipologia di navi da guerra e da commercio usata nel Mar Mediterraneo per oltre tremila anni, spinta completamente dalla forza dei remi e talvolta dal vento, grazie anche alla presenza di alberi e vele: il suo declino cominciò a partire dal XVII secolo, quando venne progressivamente soppiantata dai velieri, estinguendosi definitivamente alla fine del XVIII secolo. Il nome "galera", diffusosi solo nel XII secolo, deriva dal greco γαλέoς (galeos), cioè "squalo", perché la forma assunta in quest'epoca dalla principale esponente di questo tipo di navi, la galea sottile, richiamava tale pesce: essa infatti era lunga e sottile, con un rostro fissato a prua che serviva a speronare ed agganciare le navi avversarie per 'arrembaggio. La propulsione a remi la rendeva veloce e manovrabile in ogni condizione; le vele quadre o latine permettevano di sfruttare il vento. La forma lunga e stretta delle galee, ideale soprattutto in battaglia, la rendeva però poco stabile, e le tempeste e il mare grosso la potevano facilmente affondare: perciò il loro utilizzo era limitato alla stagione estiva, al massimo autunnale. Era obbligata a seguire una navigazione di cabotaggio, ossia vicino alle coste, in quanto la sua stiva poco capiente imponeva diverse tappe per il rifornimento soprattutto di acqua; i rematori, per il continuo sforzo fisico, ne consumavano molta. Per queste ragioni la galea era inadatta alla navigazione oceanica. Le più famose battaglie combattute da queste navi furono quella di Salamina, nel 480 a.C., e quella di Lepanto, nel 1571. A entrambe queste battaglie presero parte diverse centinaia di galee. I combattimenti tra galee si risolvevano di solito in abbordaggi, nei quali gli equipaggi si affrontavano corpo a corpo e, a partire dal XVI secolo, a colpi di archibugio; in genere si univano alla lotta anche i rematori.